Bologna 2009

Le emozioni illuminate

L’arte nelle sue diverse manifestazioni, rappresentazioni ed interpretazioni, continua il suo travolgente cammino trasformando la sua stessa originaria motivazione di essere l’espressione materica e plastica dell’occhio della mente e dell’ascolto delle emozioni.
La dimensione estetica in questi ultimi decenni ha perso ogni consistenza anche se si vuole inventare una adattabilità concettuale che non consideri la creatività ma la piacevolezza, il gradimento, il gusto “gastronomico” della quotidianità fatta di infiniti stimoli visivi naturali ed artificiali ( in particolare quelli prodotti dalle nuove tecnologie meccaniche-elettroniche-informatiche e robotiche ).
Tutto è condizionato dalla diffusa alimentazione e proliferazione di nuovi miti che rischiano di trasformare la nostra esistenza in un globale parco dei divertimenti senza poter più “scendere” od abbandonare le “meraviglie” del nuovo illusorio e deformante paese dei balocchi. Questo non è un quadro catastrofico ma una naturale constatazione dei processi ideologici,culturali ed artistici che si sono maturati e sviluppati nel secolo scorso e che hanno,in particolare, reso inutile ogni approccio estetico-emozionale del vedere e dell’evocare.
Emanuele Biagioni è un giovane artista,sicuramente, contro corrente, consapevole delle nuove entropie e negazioni prodotte dall’arte contemporanea ma, altrettanto consapevole, che l’arte non è un modello uniformante e totalizzante, ma un “metodo” per comprendere i concetti che regolano il sistema del conoscere e dell’interpretare.
La sua produzione artistica si ispira alla nobile letteratura del Romanticismo e dell’Impressionismo, in modo evidente ai grandi maestri inglesi ( Blake – Turner – Constable) e francesi (Pisarro, Renoir – Monet ) ed altri grandi ( Van Gogh ) dello stesso periodo, ma tutti protagonisti di piccole rivoluzioni legate alle rapide innovazioni tecniche e trasformazioni sociali.
Emanuele Biagioni trasporta sulle sue tele l’anima della sua terra natale Barga ( LU) ed il ridente territorio della Garfagnana, dove la sinfonia dei suoi colori, i profumi di una Natura, incontaminata e ricca di straordinarie bellezze, sembrano ancora essere vigilate, dalla eterna e misteriosa presenza del genius loci.
I suoi quadri possiamo definirli un inno alla leggerezza delle emozioni.
Una intelligente risposta alla nostra quotidiana “pesantezza”, a ciò che ci conduce inesorabilmente nel baratro della depressione esistenziale di cui siamo sempre più attori e non spettatori.
La ricerca della luminosità non come effetto ma come elemento costitutivo, illuminante di ciò che è il senso del rappresentare, fa di questo artista un sensibile ricercatore del puzzle compositivo che mette a contrasto la creatività naturale con la creatività dell’uomo.
Un incontro di forti sensazioni tra bellezze diverse: Venezia – Parigi e Roma, capitali di culture e di visioni che rievocano i sogni dei letterati ed artisti di ogni tempo e che per Emanuele Biagioni sono momenti di contatto e di contemplazione profonda in cui l’immagine si dissolve nell’attimo della sua percezione e concretezza fisica.
La tecnica prevalente dell’impressionismo risolve positivamente questa metodologia poiché rende più efficace la presenza della luce, del sole, quasi una presenza “divina” che trasforma la realtà del visibile in quella più intima e trasognata dell’invisibile.
Questa sottile interpretazione è una costante di Emanuele Biagioni: la lettura della paesaggio e della Natura rappresenta, in effetti, un modo per scrivere la realtà. Il suo rapporto con l’ambiente, con il frammento del ricordo, è una manifesta proiezioni della sua infanzia, di quel mondo dove prevale la meraviglia e la fantasia e dove l’emozione del conoscere è pari alla leggerezza dei sinceri sentimenti e delle visioni favolistiche ed utopiche di un tempo senza limiti.
E’ la leggerezza della consapevolezza e del senso di libertà : “ Il faut etre léger comme l’oiseau, et non comme la plume”. (P. Valéry)
Si tratta di saper entrare in questo mondo dove si visualizzano attimi di misteriosa magia, dove i campi sono sommersi dal mare bianco della neve e dove si infrange e riverbera la luce come nel rumoreggiare dell’eterno movimento delle onde del Canal Grande di Venezia.
E’ in questi ritmi di suoni e di contrasti cromatici che Emanuele Biagioni ci fa rivivere le pagine eterne dei gradi poeti e scrittori, che hanno fatto della Natura e delle sue molteplicità evocative ed emozionali, la fonte del proprio narrare e della propria autentica testimonianza di vita.

Prof. Franchino Falsetti
Critico d’Arte